È notizia di questi giorni l’iniziativa promossa dal Presidente del Consiglio Mario Draghi alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne chiamata ‘Reddito di libertà’. La tutela delle donne che subiscono o hanno subìto violenza è definita come una priorità dall’attuale governo che prevede di stanziare ingenti risorse per sostenere le donne che subiscono violenza, per accompagnarle in un percorso di fuoriuscita dalla violenza, per favorire l’indipendenza economica. La misura adottata dal governo si rivolge proprio ad una delle forme di violenza più subdole: quella economica, per cui è prevista una dotazione di 3 milioni di euro. Si rivolge alle donne seguite dai centri antiviolenza prevedendo un contributo economico di euro 400 al mese per 12 mesi.

Pensiamo sia sicuramente un primo passo per sostenere le donne che subiscono violenza. Peccato che i fondi complessivamente stanziati siano assolutamente irrisori.

Si segnala che la Tabella inserita in Gazzetta Ufficiale con i dati della popolazione al 1° gennaio 2020 ripartiti per genere e regione, ad un primo calcolo, sembrerebbe errata in quanto la popolazione femminile dai 14 a 67 anni, secondo Istat, si compone in Italia di oltre 20 milioni di persone e non 279.364, in Piemonte oltre 2 milioni e non 18.488.

Nascono quindi spontanee alcune domande: “I dati sono riferiti a tutta la popolazione femminile di età compresa tra i 14 e 67 anni?” oppure “Sono riferiti ad un terzo della popolazione femminile considerando che una donna su tre è vittima di violenza?”  oppure “Sono riferiti alle donne seguite dai centri antiviolenza?”

Non lo sappiamo, ma in ogni caso – per noi – i conti non quadrano perché in Italia solo 625 donne ne potranno fruire e in Piemonte solo 41 donne. A titolo di esempio, CENTRI E.M.M.A. ha in carico ogni anno circa 500 donne e nel 2020 in Piemonte le donne in carico presso i Centri Antiviolenza iscritti all’Albo Regionale sono oltre 10 mila.

Nel frattempo, le donne che si recano presso i centri fanno domande perché sono a conoscenza della notizia e vogliono sapere se potranno usufruirne.

Noi, dei Centri Antiviolenza, cosa dovremmo rispondere? Dobbiamo forse illuderle?