I femminicidi non diminuiscono. Durante il covid tutti i reati, a eccezione della violenza di genere, sono diminuiti, afferma Istat. E chi ci dovrebbe tutelare va a caccia di giustificazioni. È un ennesimo episodio di vittimizzazione secondaria la pronuncia della Cassazione sul caso di femminicidio di Lorena Quaranta, uccisa da Antonio De Pace il 31 marzo del 2020. La Corte Suprema ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo perché non furono riconosciute all’imputato le attenuanti da “stress da Covid”, nonostante le perizie psichiatriche abbiano confermato la sua capacità di intendere e di volere al momento del femminicidio. L’attenuante “stress da covid” allora andrebbe applicata anche a tutti gli altri reati.

Si legge nel testo della sentenza: “Deve stimarsi che i giudici di merito non abbiano compiutamente verificato se, data la specificità del contesto, possa, ed in quale misura, ascriversi all’imputato di non avere “efficacemente tentato di contrastare” lo stato di angoscia del quale era preda e, parallelamente, se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell’emergenza pandemica“. Noi crediamo invece che il vero contesto che spiega il femminicidio sia quello patriarcale. 

Come Centro Antiviolenza, riteniamo che questa sentenza dimostri quanto ci sia ancora bisogno di formazione culturale sulla violenza di genere in molti ambiti della rete dell’antiviolenza. Perché senza la formazione non si riconoscono le dinamiche della violenza e, come successo in questa aula di Tribunale, si rischia di rimanere ancorati a logiche patriarcali che tendono a giustificare chi agisce violenza. 

Provocatoriamente domandiamo: lo stress giustifica violenza e femminicidio? Se la risposta è positiva, aspettiamoci un incremento giustificato di violenza e femminicidi. Ovviamente, noi Centri Antiviolenza E.M.M.A. diciamo fortemente NO.  

Questa sentenza non può che avere una ricaduta negativa sull’opinione pubblica che tenderà a giustificare la violenza e le donne che subiscono violenza saranno ancora più disincentivate a chiedere aiuto e continueranno a sentirsi in colpa: rassegnandosi a vivere in questa condizione. È necessario che la cittadinanza, sia nelle piazze che sui social, prenda posizione contro questa sentenza, che riteniamo distorta e pericolosa. Non c’è nulla che giustifichi la violenza. Neanche lo stress in periodo di covid. Liberiamo le donne dai sensi di colpa e dimostriamo piena solidarietà. Le donne sanno che possono chiedere aiuto ai Centri Antiviolenza, operativi 360 giorni all’anno, 24 ore su 24, così come lo sono stati anche durante la pandemia, anche se molte donne non ne erano a conoscenza ed erano costrette a convivere forzatamente con il maltrattante.  

Firmato 

Le operatrici dei Centri Antiviolenza E.M.M.A. Onlus

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